giovedì 8 ottobre 2009

10 domande (e risposte) sulla Riforma

Da questo intervento di Patroncini (CGIL) emerge uno scenario un po' cupo e (troppo?) pieno di incognite sul futuro della scuola e soprattutto dei professionali. Personalmente lo ritengo un po' avventato su alcune affermazioni, ma non sappiamo se l'autore è venuto a conoscenza di qualche velina ministeriale ancora non ufficiale o se si tratta solo di sue interpretazioni. Nell'attesa...

"IL FUTURO DELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE
IN 10 DOMANDE E 10 RISPOSTE.


1) Le modifiche di ordinamento riguarderanno dal prossimo anno scolastico anche la scuola superiore ?
Si. Il Ministro è intenzionato ad attuare le nuove misure dal 2010, a tutti i costi. E si pensa di introdurle non solo per le prime ma anche per le per le seconde (e nei tecnici verrà introdotto l’orario a 32 ore anche per le terze, ma senza modificare gli indirizzi). Una operazione la cui fattibilità è molto discutibile: si pensi solo al fatto che in questo modo indirizzi e sperimentazioni soppresse avrebbero dovuto, a rigor di logica, scomparire già da quest’anno, non potendo poi proseguire!
Il decreto 112, poi legge 133, era chiaro: per ottenere i tagli bisogna modificare gli ordinamenti. Quindi non si tratta di una riforma per migliorare il sistema, ma solo di un modo per tagliare le risorse. E modificare gli ordinamenti significa perciò tagliare gli orari, gli indirizzi, le classi di concorso ecc.
I provvedimenti base saranno appunto quattro e riguarderanno i licei, gli istituti tecnici, gli istituti professionali e le classi di concorso
E questo vuole dire che da subito le scuole dovranno attrezzarsi ai fini delle iscrizioni per l’anno successivo. E’ incredibile che ancora nei collegi delle scuole secondarie superiori non se ne parli e che neppure si sappia che cosa lì si insegnerà. In alcuni casi potrebbe addirittura cambiare tutto, in altri casi potrebbe essere necessario persino ridisegnare l’intera mappa scolastica di una provincia o di un territorio.

2) Quali modifiche ci saranno?
Quello che c’è da presentare a chi esce dalla scuola media è ormai chiaro: 6 licei quasi tutti a 27-30 ore settimanali (solo il musicale-coreutico sarà a 32 ore e l’artistico a 34-35 ore), un istituto tecnico con soli 11 indirizzi (attualmente sono 44 senza contare le sperimentazioni) e a 32 ore (cioè con un orario e un organico ridotto di più del 10%) e un professionale completamente invertito rispetto alle finalità della riforma del 1992 (era l’unico settore secondario completamente riformato di recente!), anch’esso a 32 ore (più del 20% di riduzione di orario e di organico) e suddiviso in appena 6 indirizzi “a banda larga”.
Da queste misure esce un sistema molto più scoordinato dell’attuale. Manca sia di simmetricità che di unitarietà, soprattutto nei bienni iniziali, che fanno parte dell’obbligo di istruzione.

3) Come saranno i licei?
I 6 licei saranno in realtà 12 e forse più: il classico, lo scientifico, che però ha anche una opzione scientifico-tecnologica, l’artistico, che avrà tre indirizzi: figurativo, audiovisivo e architettonico-design (design a sua volta, raccogliendo la confluenza degli attuali istituti d’arte, avrà una sua specificità, anzi più specificità), il linguistico, il musicale-coreutico, e il liceo delle scienze umane che avrà anche un’opzione economico-sociale.
Nei bienni non esiste nessuna area comune, né con gli altri licei né tanto meno con le altre scuole secondarie superiori.
Nel biennio iniziale, tranne che negli artistici e nel musicale si prevedono invece appena 27 ore di lezione settimanali. Questo produce una riduzione di formazione e di organico ulteriore rispetto a quella già prevista, che oscilla dal 2% all’8% a seconda degli indirizzi.
Fatta eccezione per artistico e musicale, il latino sembra essere l’elemento caratterizzante dei licei anche se, ammettendo le opzioni scientifico-tecnologica e economico-sociale ( che non prevedono il latino) qualche correttivo si è introdotto.
Le materie scientifiche, pur rafforzate, coprono comunque appena un terzo dell’orario di un liceo scientifico.
Il liceo linguistico non si fa carico della scomparsa dei PACLE-Erica.
Il liceo artistico ha ore insufficienti per dipingere e modellare e pensare che basti rafforzare l’indirizzo design per assorbire gli istituti d’arte è una pia illusione.


4) Come saranno gli istituti tecnici?
Gli indirizzi dei tecnici saranno 11: amministrativo, turistico, elettrico-elettronico, meccanico, chimico-biologico, tessile-moda, logistico, costruzioni, agrario, informatico, grafico-comunicazioni. Anche in questo caso, però, i percorsi saranno quasi triplicati viste le diverse specificità interne ad ogni indirizzo.
Come si vede la semplificazione molto propagandata dall’attuale Ministero non è poi così “semplificata” !
Spariranno dal prossimo anno alcuni indirizzi che godevano di grande prestigio nelle scelte delle famiglie: i ragionieri programmatori (meglio noti nella versione sperimentale come corsi Mercurio) e i periti aziendali corrispondenti in lingue estere (Erica, nella versione sperimentale).
Il Ministero insiste molto sui tecnici perché spera di dare di sé una immagine bipartisan, perché presenta alcuni elementi di continuità con la legge 40/2007. Ma le cose non stanno esattamente così. Indirizzi come la grafica, il biologico, la moda erano del professionale e vengono spostati nel tecnico. Anche il settore agricolo, inizialmente attribuito al professionale, è stato attribuito al tecnico. Ma, soprattutto, mentre prima la commissione aveva ragionato su un sistema con due gambe, quella tecnica e quella professionale, adesso invece il sistema è zoppo perché il tecnico è stato sviluppato in un senso e il professionale in senso opposto.
C’è uno scompenso notevole tra i due settori del tecnico: quello tecnologico (che in realtà vuol dire produttivo) e quello amministrativo. Il settore tecnologico viene meglio precisato per il suo legame con il sistema industriale e produttivo: 9 indirizzi contro 2. C’è una ripresa di industrialismo e produttivismo nell’illusione di una saldatura migliore tra scuola e lavoro. Ma oggi non siamo più negli anni Sessanta, quando appena il 10% dei quattordicenni andava agli istituti tecnici (oggi ci va circa il 35%) e questi erano direttamente rivolti a rami allora standardizzati della produzione e raccoglievano i “più bravi in matematica” delle scuole medie.

5) Come saranno gli istituti professionali?
I professionali avranno un indirizzo onnicomprensivo industria-artigianato (sic!) e altri 5 indirizzi riferiti ai servizi: per l’agricoltura, per la manutenzione tecnica, sociosanitari, alberghiero-enogastronomici e commerciali.
Tutti gli attuali indirizzi del professionale dovrebbero confluire in questi 6 indirizzi “ a banda larga”, ma è evidente che per alcuni non sarà possibile (ad esempio grafica, moda o chimico-biologico) mentre per gli altri il nuovo indirizzo appare molto generico.
La struttura sarà quinquennale, ma la perdita della titolarità sulle qualifiche, passata alle regioni, ( solo provvisoriamente resta in capo agli istituti professionali) imporrà adeguamenti di struttura notevoli in relazione alla situazione regionale.
Il modello che si è predisposto mira a fare della istruzione professionale un surrogato della formazione professionale regionale. Siccome la formazione professionale regionale funziona di fatto solo in sei regioni su venti, l’idea è di lasciare l’istruzione professionale di stato in piedi nelle regioni prive di una seria formazione professionale. Così avremo una scuola neppure più divisa in due come voleva la Moratti, ma addirittura in quattro: licei, istituti tecnici, formazione professionale regionale (al Nord) e istruzione professionale statale (al Sud). Solo che anche le regioni del Nord non se la passano bene ed ecco allora le intese, come quella siglata da Formigoni e Gelmini, che in pratica consentono alla regione di usare il personale degli istituti professionali di stato per fare la formazione professionale regionale.
Il problema è che l’istruzione professionale, che oggi scolarizza la gran parte degli immigrati e che per questo dovrebbe essere più importante, viene ritenuta non strategica nel clima di rinato industrialismo già citato: la maggior parte degli studenti, si dice, frequentano corsi di tipo turistico-alberghiero e non industriale. Un errore grossolano!

6) Quali modifiche riguarderanno le classi di concorso?
Le modifiche alle classi di concorso saranno di due tipi: le fusioni e i cambiamenti di attribuzione.
Le fusioni porteranno ad una riduzione di oltre 100 classi di concorso. Riguardano soprattutto le classi di concorso presenti nell’istruzione artistica, sia della tabella A e in particolare della tabella D, che per effetto della scomparsa degli istituti d’arte ( assorbiti nei licei artistici) scompare del tutto ( unificata con le discipline specifiche dei licei artistici). Riguardano anche alcune classi della tabella C e gli insegnamenti di trattamento testi.
Le modifiche di attribuzione riguardano soprattutto alcune discipline della Tabella A come quelle legate a lettere, a matematica, filosofia ecc.
Queste operazioni sono suscettibili di produrre riduzioni di organico e soprannumeri
Alcune discipline come geografia, grafica e fotografia o quelle della tabella C a loro volta vedono ridotte di molto le loro potenzialità a causa della modifica degli orari e degli indirizzi.
Per attuare queste misure saranno necessarie per il personale di ruolo utilizzazioni in cattedre affini e riconversioni professionali.

7) Ci saranno i laboratori?
I laboratori restano nell’istruzione tecnica del settore “tecnologico” ( ma non in quello amministrativo) e nell’istruzione professionale. Ma il loro orario viene mediamente ridotto di circa il 25% (la stessa riduzione riguarderà mediamente anche le discipline tecnico-teoriche dell’istruzione tecnica) .
Restano perciò anche gli insegnanti tecnico-pratici, ma il loro utilizzo e la definizione del loro organico sarà affidata a disposizioni da emanare 6 mesi dopo l’avvio dell’attuazione delle nuove misure. Una soluzione poco rassicurante!
Allo stato attuale non sono previsti laboratori nel liceo scientifico-tecnologico, essendo questo finora una opzione del liceo scientifico, il quale non prevede laboratori.
Nell’istruzione tecnica e professionale è previsto anche il ricorso ad esperti esterni con competenze tecniche provenienti dalle aziende.

8) Quali spazi di flessibilità ci saranno?
La flessibilità è declinata soprattutto in termini di flessibilità curricolare. Vale a dire la possibilità di cambiare alcune discipline. Questa varia a seconda dell’ordine scolastico e delle annualità.
Nei licei sarà del 20% nelle prime, nelle seconde e nelle quinte, del 30% nelle terze e nelle quarte.
Negli istituti tecnici sarà del 20% nel primo biennio, del 30% nel secondo biennio e del 35% in quinta.
Negli istituti professionali sarà del 25% nel primo biennio, del 35% nel secondo e del 40% nelle quinte.
Complessivamente resta poco chiaro se ci saranno risorse per potere fare ciò o come a una flessibilità delle richieste potrà corrispondere una flessibilità delle disponibilità.
Sono poi prevedibili alcune discipline facoltative, diverse a seconda dell’ordine scolastico, che potranno essere coperte con l’utilizzo di eventuali soprannumerari o con la spesa di risorse autonome della scuola. Presumibilmente si tratterà di discipline aggiuntive, anche se non è escluso che possano ricadere nelle quote di flessibilità appena descritte.

9) Come verranno gestite le scuole?
Si prevede una organizzazione interna per dipartimenti disciplinari, disposti centralmente dal ministero.
(Nel parallelo disegno di legge Aprea queste strutture dovrebbero soppiantare di netto sia i collegi docenti che i consigli di classe, ma le misure della Gelmini ancora non prevedono ciò).
Per gli istituti tecnici e professionali è prevista anche l’esistenza di un ufficio tecnico.
La novità più rilevante riguarda un organismo paritetico tra scuola da un lato e aziende e professioni dall’altro denominato “comitato tecnico-scientifico” negli istituti tecnici e professionali e “comitato scientifico” nei licei. (Nel parallelo disegno di legge Aprea il “rapporto scuola-azienda” dovrebbe essere invece essere garantito da una congrua presenza di rappresentanti aziendali e delle professioni in un consiglio di amministrazione o “dell’istituzione”, che sostituirebbe l’attuale consiglio di istituto.

10) Quali misure per l’obbligo scolastico fino a 16 anni?
Non c’è una architettura specifica per favorire o giustificare l’obbligo a 16 anni. Nei bienni dei licei non esiste nessuna area comune, né con gli altri licei né tanto meno con le altre scuole secondarie superiori. Quindi niente biennio unitario.
L’area comune c’è nei tecnici e nei professionali, ma, anche se ciò può essere utile per quell’utenza, il messaggio complessivo che si manda è bruttissimo. E’ come se l’unitarietà fosse una cosa utile solo per “vili meccanici”, mentre i liceali vanno “aristocraticamente” allevati e indirizzati fin dai 14 anni. Sembra quasi che l’innalzamento dell’obbligo sia un problema dell’istruzione tecnica e professionale, mentre i licei continuano fare altro.
Nello stesso tempo si continuano mandare avanti, istituzionalizzandoli, corsi di formazione professionale o integrati, che dir si voglia, su cui dirottare i soggetti più deboli. Ciò unisce una confessione di incapacità della “scuola-scuola” a riformarsi alla delega della soluzione di questi problemi ad enti esterni, con i già più volte denunciati effetti di segregazione culturale, che inevitabilmente diventa discriminazione sociale e ormai, visti i tempi e i soggetti, anche etnica.