lunedì 9 novembre 2009

Crocifisso sì, crocifisso no: è la scuola che è in croce!



Il putiferio mediatico di questi giorni legato alla sentenza della Corte Europea sull’esposizione del crocifisso non ci sorprende. Ci avvilisce.
Il tripudio di dichiarazioni, di articoli di giornale e di commenti televisivi dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, l’inettitudine e l’ipocrisia di buona parte del mondo politico e dell’informazione: ci riferiamo alle dichiarazioni sdegnate dei politici che oggi guaiscono contro l’attacco alla nostra identità cristiana (ma anche a taluni paladini della laicità che non hanno mai proferito parola sui problemi della scuola, e sul fondamentale tema della pluralità religiosa e culturale al suo interno, per i quali questa vicenda rappresenta solo un’occasione per diramare l’ennesimo comunicato stampa…). Ci riferiamo agli organi di informazione che oggi ci ammorbano con pagine, trasmissioni, sondaggi e televoti su crocifisso sì, crocifisso no: apriamo il dibattito!

Si tratta – quasi sempre – degli stessi politici che in croce hanno messo la scuola, privandola di mezzi e risorse finanziarie, tagliando un numero sconsiderato di docenti, intervenendo in tutti i modi per cancellare il ruolo dell’istruzione pubblica.
Si tratta degli stessi mass media che per mesi si sono prestati e hanno stimolato la salottiera discussione sui grembiulini e sul maestro unico, per poi stendere un totale e impenetrabile velo di silenzio sulla situazione disastrosa in cui oggi versa la scuola pubblica.

Oggi la scuola rischia di andare a rotoli e fa acqua da tutte le parti. Tra i punti dolenti che sono oggetto di un pervicace attacco da parte dell’attuale Governo, volutamente ignorati dalla stampa, c’è sicuramente anche la questione della laicità della scuola: parliamo del diritto quotidianamente negato all’ora alternativa, dell’impossibilità di aprire una discussione seria sulla riforma dell’insegnamento della religione cattolica in favore di un più sensato insegnamento di storia e cultura delle religioni, del fatto che siamo l’unico paese in cui i docenti di religione sono pagati dallo Stato ma scelti dalla Curia, del fatto che un Ministro possa tranquillamente ignorare una sentenza di Tribunale che – con buon senso – esclude gli insegnanti di religione dagli scrutini e dalla possibilità di assegnare crediti formativi, semplicemente per evitare assurde disparità con gli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.

Di tutto questo – che costituisce il vero terreno su cui si concretizza il tema della laicità della scuola – non si parla. E’ più comodo aprire e chiudere rapidamente una bella e salottiera discussione sui crocefissi.

Noi genitori e insegnanti, che ai salotti continuiamo a preferire i banchi di scuola, a questo teatrino non ci prestiamo.

Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica di Padova



Sul tema vi segnaliamo questi contributi:

- articolo di Don Enzo Mazzi da “Il Manifesto” del 5 novembre 2009

- articolo da “Il Mattino di Padova” del 5 novembre 2009

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